Osteopatia e gravidanza
- Pubblicato: Domenica, 29 Marzo 2020 00:00
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Durante il periodo della gravidanza il corpo della mamma va incontro a numerosi cambiamenti posturali e ormonali, il più delle volte progressivi e fisiologici.
Tra questi possiamo trovare un riposizionamento degli organi interni, un aumento della pressione intraddominale, con conseguenti ripercussioni a livello della vascolarizzazione degli arti inferiori, dolori alla schiena, e agli arti.
Il cambiamento più significato avviene senza dubbio a livello posturale: in particolare man mano che il feto e le strutture limitrofe aumentano di volume e di peso, si andrà incontro ad un’accentuazione della lordosi lombare, con un conseguente adattamento dell’osso sacro e delle altre due curvature (cifosi dorsale e lordosi cervicale) con possibile aumento dei carichi sulla colonna, oltre ad un allargamento delle ossa del bacino per far spazio al bambino.
Questo comporterà una possibile compressione dei nervi da parte dei dischi intervertebrali della colonna, con i vari disturbi che ne conseguono (lombalgie e lombosciatalgie).
Questi cambiamenti si rifletteranno sull’intero sistema muscolo scheletrico, con possibile insorgenza di dolori e contratture a livello della muscolatura di tutta la schiena. Anche la parte sovrastante subirà dei cambiamenti durante la gestazione: l’aumento volumetrico del feto comporterà dei cambiamenti sia sulla mobilità che sul posizionamento della gabbia toracica e del diaframma, con un conseguente adattamento di quelli che sono gli organi sottodiaframmatici (stomaco, fegato, ecc..). Questo molte volte comporta l’insorgenza di disturbi a livello gastro-intestinale (nausea, reflusso, cattiva digestione) ma anche agli arti superiori, come formicolii alle braccia e alle mani, dolori al collo e alle spalle.
Non per ultimo è da considerare quello che è lo sforzo fisico avvenuto durante il parto, il che potrebbe lasciare molto spesso dolori e adattamenti, che se non trattati tempestivamente potrebbero protrarsi nel tempo.
Il post parto rappresenta uno dei periodi più delicati per la vita di una donna, sia sotto il punto di vista fisico, ma anche emotivo. Per entrambi i casi, l’approccio manipolativo osteopatico può rappresentare un valido aiuto nel ripristino del coretto equilibrio corporeo e di conseguenza del benessere psico fisico della neo mamma.
Perché andare dall’osteopata dopo il parto
L’obiettivo del trattamento osteopatico durante, ma soprattutto dopo il parto, sia esso naturale o cesareo, è far si che, attraverso l’utilizzo di tecniche manuali e lavorando su vari livelli e apparati interconnessi tra loro, tutte le modificazioni avvenute in gravidanza, durante il periodo del travaglio e al momento del parto, possano rappresentare soltanto un momento transitorio per la mamma.
Dopo il parto infatti il corpo della mamma, cercherà in modo naturale di tornare a quella che era la sua situazione posturale prima della gravidanza, e ciò potrà richiedere un grande dispendio energetico e ormonale al corpo per il raggiungimento di tale obiettivo, con la possibilità di un aumento o di un instaurarsi di una sintomatologia dolorosa. Il ritrovare un nuovo adattamento posturale, non è per tutte facile, soprattutto se prima o durante la gravidanza sono insorte delle complicanze, che hanno reso difficoltoso il parto. Il trattamento varia a seconda del tipo di parto a cui si è andati incontro, naturale o cesareo.
Il trattamento osteopatico post parto: naturale o cesareo
Nel caso di parto naturale, nel primo periodo post parto le manipolazioni osteopatiche saranno indirizzate su un piano più biomeccanico e strutturale. La prima cosa che l’osteopata andrà a controllare sarà la mobilità e il corretto posizionamento di tutte quelle strutture che durante la gravidanza sono andate incontro a modificazioni per far fronte ad un aumento volumetrico del feto, e che quindi per contenerlo hanno dovuto in qualche modo riadattare la loro posizione e biomeccanica. Stiamo parlando di quelle strutture che hanno funzionato da “contenitore” durante la gravidanza, ossia il bacino e le ossa ad esso annesse come il pube e l’osso sacro. Non è raro infatti che il mancato adattamento del sacro post parto, ossia il ritorno alla sua naturale posizione, provochi sintomatologie legate a tutta la colonna.
Anche tutte quelle strutture che sono state principalmente coinvolte nello sviluppo del feto, ossia gli organi annessi all’apparato riproduttivo femminile, quali utero, vescica, e la corretta posizione dell’intestino, andranno valutate ed eventualmente corrette con tecniche manuali, volte come detto a ristabilire il corretto riposizionamento e di conseguenza la naturale fisiologia degli organi interni.
Nella fase espulsiva del parto, il passaggio del bambino può causare traumi a livello osteoarticolare per la mamma e creare problemi a livello della muscolatura del pavimento pelvico; la vescica in particolare ne potrebbe risentire e portare a quella che è un’incontinenza temporanea, che se non trattata adeguatamente, a lungo termine potrebbe rivelarsi permanente e portare ad un prolasso. Da qui l’importanza di una corretta valutazione della funzionalità della muscolatura del pavimento pelvico con l’eventuale inserimento di un personalizzato protocollo riabilitativo per ovviare ai suddetti problemi.
Se durante il parto naturale è stata effettuata la manovra di Kristeller (manovra che consiste nell’applicazione di una spinta da parte dell’operatore a livello del fondo dell’utero, con lo scopo di facilitare l’espulsione del feto) possono insorgere dei problemi a livello delle coste che, a loro volta, potrebbero comportare problematiche a livello respiratorio e viscerale. Da qui l’esigenza di una corretta valutazione e normalizzazione della corretta biomeccanica costale e diaframmatica, con l’obiettivo di far riprendere correttamente la mobilità costale ed evitare l’insorgenza di problematiche respiratorie .
Nel caso in cui invece, la mamma sia reduce da parto cesareo, oltre a tutta la valutazione e trattamento delle strutture sovraelencate, una delle prime cose su cui verterà l’intervento osteopatico sarà il controllo ed eventuale trattamento della cicatrice, la quale andrà monitorata e trattata anche nei periodi successivi alla gravidanza. In questo caso l’obiettivo sarà quello di evitare o togliere eventuali aderenze sottocutanee che si vengono a creare nella fase di cicatrizzazione e che potrebbero portare in seguito all’instaurarsi di compensi e fissazioni, nelle zone limitrofe ad essa.
Cosa può accadere se non viene trattata tempestivamente e monitorata nel tempo la cicatrice
In fase di riparazione la cicatrice è costituita da un tessuto rigido, anelastico, che quindi nel tempo potrebbe creare blocchi e aderenze sui vari piani cutanei e muscolari, alterando quella che è la naturale elasticità dei tessuti, originando trazioni anomale che si rifletteranno anche a distanza.
Se non trattata tempestivamente quindi la cicatrice potrebbe andare incontro a quelle che vengono comunemente chiamate aderenze, ossia una fusione di più piani dermici e fasciali tra loro, collegando in modo anomalo più parti tra loro. In questo modo, a causa di queste trazioni anomale su più piani, si andrà ad alterare in modo impercettibile quello che è l’equilibrio posturale dell’individuo, orientando quelli che sono i naturali processi di guarigione verso una situazione non fisiologica. La cicatrice inoltre, potrebbe interessare piani dove sono alloggiati i vasi e quindi avere ripercussioni su quella che è la corretta circolazioni di fluidi (sangue, linfa,ecc..) alterando quello che è il fisiologico apporto fluidico nei vari distretti.
Come viene trattata la cicatrice dall’osteopata
E’ stato visto che l’utilizzo di tecnica manuali, come massaggio profondo, tecniche di scollamento dei vari piani cutanei interessati, tecniche fasciali e un’eventuale approccio manuale sui visceri, possono notevolmente migliorare la situazione, ristabilendo il corretto scivolamenti dei piani muscolari e fasciali interessarti dalla cicatrice, evitando la formazioni di aderenze, cheloidi e di tutte le problematiche che ne conseguirebbero.
Da non tralasciare, in entrambi i casi, soprattutto nei primi mesi post parto, è l’aspetto linfatico e viscerale della mamma. L’osteopata infatti andrà a valutare e trattare tutte quelle problematiche relative ad un ristagno dei liquidi, soprattutto agli arti inferiori, che avvengo fisiologicamente durante il parto, con un lavoro anche su quella che è la componente viscerale della mamma e con un lavoro di riequilibrio del pavimento pelvico, al fine di facilitare la risalita dei liquidi dalle posizioni più declivi.
Sarà quindi compito dell’osteopata soffermarsi non soltanto su quella che è la sintomatologia dolorosa riferita dalla mamma, ma ricercare, indagando sui vari sistemi e in strutture anche distanti dalla manifestazione dolorosa, quelle che sono le alterazioni funzionali e biomeccaniche del corpo che portano al manifestarsi di segni e sintomi e che alla lunga, se non individuati e corretti, potrebbero sfociare in dolori e problematiche di vario genere.
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Davide Ciminelli
Fisioterapista di Physiolab Roma
Fisioterapia e Riabilitazione
Clinica Villa Salaria